Piccoli rituali di bellezza quotidiana come il make-up apportano al nostro umore un immediato senso di benessere, aumentano la self-confidence e migliorano il nostro rapporto con gli altri.

La pelle è l’organo più esteso che abbiamo ed è il nostro primo contatto con il mondo: porta su di sé i segni della nostra storia e dei disordini, non solo fisici, ma anche emotivi. Un celebre dermatologo, Joseph Klauder, scriveva già nel 1935: “La psiche influenza la pelle più di qualsiasi altro organo. La pelle è l’organo in cui si rivelano maggiormente le emozioni». Oggi sappiamo che sistema nervoso e cute hanno la stessa derivazione embrionale. In pratica sono parenti stretti e hanno vie di comunicazione preferenziali: grazie all’azione di alcuni mediatori chimici condivisi gli aspetti emozionali e psicologici possano influire sullo stato della cute e viceversa.
 
Un lavoro recentissimo pubblicato sull’argomento, ha indagato l’influenza dello stress sull’infiammazione cutanea neurogena indotta dalla capsaicina, una sostanza presente nel peperoncino rosso. L’applicazione di una crema a base di capsaicina è stata studiata in termini di intensità della reazione alla sostanza. Un primo gruppo veniva messo in condi-zioni di stress ambientale durante l’esecuzione dello studio e l’altro veniva invece esposto a condizioni ambientali neutre. La valutazione della reazione infiammatoria locale indotta dalla capsaicina, eseguita mediante termografia, ha evidenziato differenti modalità di risposta tra i due gruppi. 40 minuti dopo l’applicazione, l’area di ipertermia indotta dalla capsaicina era più ampia nei soggetti del gruppo in condizioni di stress ambientale. Ciò dimostra che l’esposizione allo stress è associata a un’amplificazione dei meccanismi coinvolti nell’infiammazione cutanea e cioè che lo stress peggiora le condizioni infiammatorie della pelle.
 
Purtroppo, è vero anche il contrario: le alterazioni della pelle generano stress. Per esempio è stato rilevato che il 44% pazienti con diagnosi dermatologica soffre di malattia psichica/psichiatrica associata. Di questi, il 33% sono uomini ed il 67% sono donne. I pazienti dermatologici quindi manifestano un’evidente sofferenza psicologica, soprattutto le donne, più attente al proprio aspetto estetico. La natura di questi disturbi può essere psicofisica (ovvero generata da un disagio psicologico che si ripercuote sulla pelle) o fisico-psichica (ovvero generata da un problema di pelle che si ripercuote sulla psiche).
 
Una cosa è certa: un processo fisiologico o patologico della cute può modificare il modo in cui l’individuo si relaziona con gli altri. Anche se spesso la severità di una imperfezione o di una problematica legata alla pelle è di gran lunga inferiore all’impatto che produce sulla psiche. Si può cadere in depressione per un’acne, una psoriasi, un problema di alopecia e così via, anche perché molte malattie dermatologiche presentano un decorso prolungato e quindi cronico.
 
Il rapporto psiche-cute è molto importante, soprattutto per le donne, in maniera diversa a seconda delle fasi della vita e indipendentemente dal ruolo sociale. Ecco perché il rapporto di fiducia medico-paziente, non deve mai trascurare l’attenzione nei confronti dell’aspetto estetico. Soprattutto, è importante capire come i pazienti si vedono e come viene vissuto l’eventuale disagio causato dalla dermopatia in ogni singolo caso.
 
Per tenere in debita considerazione questa problematica, il dermatologo attento, oltre a prescrivere le terapie, fornisce sempre consigli personalizzati per una corretta routine quotidiana e incoraggia anche l’uso di tecniche di camuffamento, o “camouflage”, di quelle lesioni che sono maggiormente esposte allo sguardo degli altri. Tutto questo serve a supportare la terapia dermatologica, a migliorare l’aspetto e quindi il benessere psicologico del paziente, e a disinnescare il circolo vizioso cute-psiche che spesso è alla base della cronicizzazione di diverse dermopatie.

Articolo della Dottoressa Adele Sparavigna per https://4me.styl