Uno dei motivi più frequenti per cui il dermatologo viene consultato è il prurito in testa. Impariamo a distinguere le situazioni in cui si può fare da sé da quelle in cui è necessario rivolgersi a uno specialista.

Il prurito del cuoio capelluto è un problema frequente riscontrato nella pratica dermatologica. Un ampio studio epidemiologico ha dimostrato che riguarda il 44,6% dei pazienti dermatologici. Questo disturbo può essere causato da diverse malattie di base, della pelle ma anche malattie interne, e rappresenta una sfida diagnostica e terapeutica per lo specialista.

L’incidenza così elevata di questo disturbo si basa anzitutto sulle caratteristiche della cute in questa sede, che sono diverse da quelle di altre parti del corpo. A questo livello, infatti, vi è un’abbondante innervazione sensoriale dai rami del nervo trigemino e dei vasi sangui-gni. Inoltre vi sono più follicoli piliferi e più ghiandole sebacee e questo determina anche una peculiare flora microbica specifica, con conseguente aumentata suscettibilità a deter-minati problemi dermatologici. Ovviamente, non tutti i casi di prurito sono ascrivibili a una malattia di base: spesso invece si tratta di una risposta aspecifica a stimoli esterni che vanno comunque indagati, prima di consultare lo specialista.

Ad esempio, provate a ricordare se avete recentemente cambiato qualche prodotto per la cura dei capelli (shampoo, balsamo, lozione trattante, tintura o altri cosmetici applicati sul cuoio capelluto), il metodo di lavaggio, di asciugatura e di styling. Anche i fattori ambienta-li, tra cui anzitutto l’esposizione al sole ma anche ad esempio un viaggio in aereo (dove l’aria è particolarmente secca) o l’esposizione a sostanze chimiche in ambito professionale, sono importanti da indagare. In ogni caso, se individuiamo tra la presenza di uno o più stimoli che possano aver agito dall’esterno, andrà allontanata la possibile causa.

Per alleviare il prurito possiamo ricorrere ai metodi casalinghi, per esempio utilizzare una lozione idratante del cuoio capelluto contenente glicerina e pantenolo. L’uso di uno shampoo con un pH ottimale (4.5-6.0), meglio se contenente polidocanolo, può ridurre di molto il prurito. È anche importante stabilire se c’è stato un contatto con persone o animali con rischio di esposizione a organismi infettivi, come la tigna, la pediculosi e la scabbia. In tal caso bisogna correre subito ai ripari, dopo aver ottenuto una conferma della diagnosi, con trattamenti antiparassitari specifici.

Se malgrado tutti questi accorgimenti il prurito non passa, diventa fondamentale consultare un dermatologo. Se è presente anche forfora, è probabile che si tratti di una dermatite seborroica (forfora grassa), di psoriasi o dermatite atopica (forfora secca). Ma se queste sono le cause più frequenti, ricordate che vi sono anche altre cause più difficili da individuare ma insidiose, che è molto importante diagnosticare precocemente, perché in alcuni casi (come ad esempio nel lichen plano-pilare) si potrebbe persino arrivare, in caso di patologia non diagnosticata e non trattata, a un’alopecia cicatriziale, cioè a una perdita irreversibile dei capelli.

Oltre a essere molto fastidioso, il prurito del cuoio capelluto è quindi un sintomo da non sottovalutare, anche se molto spesso la causa può essere banale e facilmente risolvibile.

Articolo della Dottoressa Adele Sparavigna per https://4me.styl