Nelle nostre scelte in fatto di bellezza c’è un elemento soggettivo ma contano soprattutto i modelli imposti dalla società. La cultura digitale, anche in questo ambito, ha creato una vera rivoluzione.
La bellezza è davvero negli occhi di chi guarda? Certo, c’è sempre una componente soggettiva nelle leggi dell’attrazione, ma ciò non spiega l’esistenza dei canoni di bellezza che hanno stabilito la bellezza normativa nei vari periodi storici e lungo le diverse latitudini. Pensiamo al canone più antico, quello dello scultore greco Policleto (V secolo a.C.), che ha stabilito le misure della bellezza per più di 10 secoli. Oppure a quello rinascimentale, interpretato nel modo più sublime da Leonardo da Vinci, basato sull’armonia classica delle linee e delle geometrie.
In epoca moderna i modelli si sono ampliati ma sempre all’insegna della bellezza irraggiungibile ed elitaria, grazie al diffondersi dei media e dello star system, in cui alla donna aristocratica o dell’alta società si è aggiunta la diva di Hollywood o la top model. Oggi, grazie alla diffusione dei social media, il canone è ancora cambiato e –questa è la straordinaria novità– si è spostato verso una bellezza più accessibile e multiforme.
“Le nostre preferenze in fatto di bellezza sono una combinazione di un processo cognitivo di base e di un processo appreso”, ha detto a Reuters l’autore di uno studio, il dottor Neelam Vashi, della Scuola di Medicina dell’Università di Boston. “L’individualità, la cultura e la storia sono importanti per lo studio della bellezza, e quando guardiamo alle diverse culture e periodi storici, vediamo ideali diversi e mutevoli”. Vashi e colleghi hanno studiato la rivista “People”, che ha un vastissimo pubblico, essendo una delle prime 10 riviste statunitensi.
Gli autori hanno analizzato le classifiche delle persone più belle del mondo apparse in questa rivista nel 1990 e nel 2017, confrontando caratteristiche quali età, sesso, razza, tipo di pelle, colore dei capelli, colore degli occhi e condizioni della pelle visibile. Hanno confrontato 50 celebrità nell’elenco del 1990 e 135 nell’elenco del 2017. Quello che hanno scoperto è veramente interessante. Anzitutto, l’età media è aumentata da 33 anni nel 1990 a 39 anni nel 2017, e la percentuale di celebrità non-bianche è passata dal 24% al 40%. La percentuale di celebrità di razza mista è aumentata da 1 nel 1990 a 14 nel 2017.
Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che la proporzione di persone con pelle bianca, pallida o cremosa è scesa dall’88% nel 1990 al 70% nel 2017, mentre la proporzione con pelle più scura è passata dal 12% al 30%. “Personalmente, gestisco sia un centro cosmetico che un centro etnico per la cura della pelle, in cui sono specializzato nel trattamento dei soggetti con tonalità della pelle più scura”, ha detto Vashi, autore anche del libro “Disordine dismorfico di bellezza e corpo: una guida per i medici”.
Vashi ha trovato che oggi le celebrità non corrispondono già più ai canoni di bellezza di pochi decenni fa. Lo studio ha anche rilevato che la percentuale di donne celebri è aumentata dal 52% nel 1990 all’88% nel 2017. Secondo il dott. Daniel Hamermesh del Barnard College di New York City, autore del libro “La bellezza paga: perché le persone attraenti hanno più successo” nuovi studi sono necessari per determinare il rapporto tra bellezza e successo. Secondo voi si è belli perché si ha successo o si ha successo perché si è belli? Quest’ultima ipotesi oggi per la prima volta appare più democratica, in quanto avvantaggia anche chi, attualmente, persegue un ideale di bellezza grazie ai progressi della cosmetica, della dermatologia e della chirurgia plastica. A questo si aggiungono i “fotoritocchi” che ci consentono di creare ritratti più che presentabili e ci aumentano l’autostima. In fondo, oggi come ieri, la bellezza è espressione di salute, di armonia, di equilibrio e quindi ben venga la possibilità di essere ed apparire, l’importante è non esagerare, trasformandosi in una caricatura di sé stessi.
Articolo della Dottoressa Adele Sparavigna per https://4me.styl