A causa dell’innalzamento delle temperature e degli squilibri della fauna marina, l’incontro con le meduse è sempre più comune. Cosa dobbiamo fare quando ci toccano? Ce lo dice il dermatologo.

Le meduse nei nostri mari aumentano ogni estate. Secondo gli esperti di biologia marina, negli ultimi 10 anni gli avvistamenti di meduse lungo le coste italiane sono aumentati addirittura di dieci volte. Alle specie native se ne ne aggiungono di nuove, provenienti da altri mari, a causa dell’aumento della temperatura globale, dell’inquinamento, dei traffici marittimi attraverso i canali costruiti dall’uomo che ci collegano con gli oceani (soprattutto il canale di Suez) e della riduzione della popolazione di grossi pesci predatori e di pesci competitori alimentari delle meduse.

A vederle sono affascinanti, addirittura eleganti, con la loro danza sinuosa e le loro trasparenze ma se le tocchiamo son dolori. I loro tentacoli emettono una sostanza urticante, più o meno tossica a seconda della specie. Le specie più temibili, per fortuna ancora non arrivate da noi, possono avere effetti paralizzanti e portare a morte per depressione respiratoria. Di solito il contatto con i tentacoli si avverte con un’immediata e intensa sensazione di bruciore e appaiono le classiche lesioni arrossate ed edematose nelle sedi cutanee interessate.

Cosa fare in caso di contatto con una medusa? Anzitutto bisogna rimuovere eventuali frammenti dei tentacoli dalla pelle, direttamente con le mani. Quindi, sciacquare la zona interessata e le mani con abbondante acqua di mare. Non usare mai acqua dolce, perché le vescicole che contengono il liquido urticante praticamente esplodono nell’acqua dolce. Meglio l’acqua salata, meglio se calda.

A proposito di caldo, le tossine del liquido urticante si denaturano molto facilmente con l’innalzarsi della temperatura. Ecco perché i vecchi lupi di mare, hanno sempre con sé un oggetto metallico che riscaldano al sole, da utilizzare in questi casi semplicemente mettendolo a contatto con la cute. Non servono, invece, aceto, succo di limone, ammoniaca, alcool ed addirittura urine, perché contribuirebbero ad irritare la parte.

Evitare anche di strofinare con la sabbia, per lo stesso motivo. La medicazione corretta si fa con il gel astringente di cloruro di alluminio, che blocca immediatamente la diffusione delle tossine e calma il prurito. Se la reazione cutanea si diffonde rapidamente e compaiono pallore, sudorazione, difficoltà respiratorie e disorientamento, è segno che le tossine sono entrate in circolo e bisogna immediatamente chiamare il 118 per ottenere consigli sul da farsi in attesa che arrivino i soccorsi.

Cosa fare successivamente? La sede cutanea colpita dalle meduse ha subìto un’ustione chimica e quindi rimane arrossata, essudante e sensibilissima. Inoltre, tende a scurirsi rapidamente a causa della necrosi dell’epidermide e della luce solare. In genere, la reazione infiammatoria perdura al massimo per due settimane.

Il miglior trattamento sarà una lozione oppure una crema a base di acido ialuronico (con intensa attività riepitelizzante) e antisettici topici, come la sulfadiazina argentica. In farmacia sono facilmente reperibili prodotti contenenti entrambi gli ingredienti. In caso di reazione infiammatoria molto pronunciata, può essere anche utilizzato un cortisonico locale mentre è assolutamente controindicato l’uso di creme antistaminiche, che possono aumentare la sensibilità alla luce solare. Per evitare che la pelle si macchi, occorre tenerla coperta o ben protetta da uno schermo solare.

Articolo della Dottoressa Adele Sparavigna per https://4me.styl