Il mio articolo per http://4me.style/ del 05 aprile 2017

La bioristrutturazione dei capelli è una delle soluzioni per chi soffre di alopecia androgenetica, la comune calvizie. Ma attenzione a rivolgersi allo specialista medico giusto per la terapia.

Il problema del diradamento dei capelli  è comune ma ne esistono tipi differenti. Di solito questa patologia si può ovviare intervenendo con una bioristrutturazione e biorivitalizzazione del capello stesso. Due sono le principali condizioni mediche che possono giovare di questo tipo di intervento: il telogen effluvium e l’alopecia androgenetica iniziale. Telogen effluvium rappresenta la  caduta massiva della capigliatura, una perdita del capello che va più veloce rispetto alla media verso la fase telogen, che è quella di distacco effettivo del capello dalla cute, queste forme possono essere  acute ma anche croniche e possono verificarsi dopo un forte stress, dopo una malattia febbrile o dopo il parto. L’alopecia androgenetica invece è la comune calvizie che colpisce circa l’80% degli uomini e il 50% delle donne oltre una certa età oltre e quindi dai 50 anni circa. Questa condizione in aumento negli ultimi anni, è un problema molto più sentito nelle donne, che a differenza di molti uomini, non l’accettano  e non si rassegnano al problema.

Come intervenire?

Come detto in precedenza,  in entrambi i casi nelle loro forme iniziali, prima che il telogen effluvioum si cronicizzi e prima che l’alopecia diventi irreversibile, può essere utile intervenire con  la bioristrutturazione del capello. Questa consiste in alcune stimolazioni della parte interessata attraverso iniezioni di acido ialuronico, di vitamine, di aminoacidi, che vanno a interessare il bulbo e quindi la radice del capello per stimolarne la ricrescita. La terapia prevede alcune sedute di 30-40 minuti ciascuna, una volta ogni tre o quattro settimane, nelle quali verranno effettuate delle microiniezioni nelle sedi colpite dall’alopecia. Il trattamento di solito è in anestesia locale che può essere praticata tramite una crema, in modalità meno invasiva, oppure a seconda dei volumi da coprire, con lidocaina iniettata direttamente sulla testa. Questo trattamento è utile per i casi in cui la calvizie non è molto progredita, nei casi più gravi,  infatti, si devono prevedere altri tipi di soluzioni tra cui, è bene ricordare, l’autotrapianto non è completamente risolutivo e definitivo . Meglio intervenire alle prime avvisaglie.  I risultati di questa bioricostruzione o biorivitalizzazione non sono sempre ben documentati, però ci sono studi che provano come determinati protocolli iniettivi , siano capaci di esercitare un miglioramento effettivo nel paziente.  Nei casi meno gravi spesso e a seconda delle situazioni, la  terapia può essere basata  su integrazioni alimentari ed utilizzo di  cosmetici specifici.

Da dove partire?

E’ importante ricordare che per questo tipo di problema ogni caso è diverso dall’altro e non bisogna arrivare mai alla terapia senza aver fatto una diagnosi molto precisa. E’ importantissimo inizialmente, quando ancora non si conosce la natura del problema, affidarsi  sempre ad accertamenti ed esami specialistici, perché purtroppo sempre di più nella letteratura scientifica, ci si è trovati davanti a casi che mettono in correlazione molte forme di alopecia con specifiche patologie interne.  Il primo dovere di un medico davanti a un paziente che soffre di alopecia è stabilire che non vi siano patologie importanti, anche di natura tumorale, dell’organismo.  Purtroppo alle volte ci sono delle situazioni di base per le quali l’alopecia è solo un campanello d’allarme e qui risulta molto più importante curare la salute ancora prima  dell’estetica. E’ fondamentale perciò la diagnosi sia a livello generale che a livello locale ed una volta escluse le cause interne, si può intervenire nella maniera più appropriata in modo da avere risultati migliori grazie alla terapia più adatta al caso.

A chi dobbiamo rivolgerci e quali sono i risultati della terapia?

Se avete problemi di calvizie consultate sempre  un medico specialista. Per non incorrere in brutte sorprese per qualsiasi tipo di intervento si voglia fare, è possibile consultare online l’ordine del medici italiani sul sito www.fnomceo.it per verificare che la persona scelta sia realmente un medico e quale sia la vera sua specializzazione. Non tutti sanno però che per fare questo tipo di controlli la figura di riferimento più adatta è il dermatologo. Non si tratta infatti solo di fare microiniezioni, che potrebbero avere solo un valore estetico,  ma di fare un percorso diagnostico approfondito che è di pertinenza dermatologica. Oggi siamo pieni di centri tricologici un po’ ovunque ma la tricologia, scienza che studia il capello, non esiste come branca in sé, ci possono invece essere medici che si occupano di tricologia, ma attenzione a scegliere bene gli specialisti.  E’ necessario quindi fare delle indagini approfondite all’inizio di qualsiasi trattamento sul cuoio capelluto, ad esempio con esami  come la videodermoscopia e il fototricogramma, che ci consento di valutare in maniera oggettiva e con dati numerici, la situazione della nostra capigliatura. Alla fine dopo il trattamento effettuato bisogna attendere almeno tre mesi per  i primi risultati. Questi saranno visibili grazie ad una diagnostica approfondita tramite: la videodermatoscopia, che consente la visione ingrandita della cute e il fototricogramma che rappresenta una piccola rasatura di circa un centimetro quadrato, su una particolare zona del cuoio capelluto. Dopo 48 ore infine è possibile verificare il progresso raggiunto grazie ad una ripresa fotografica ingrandita, che verifica quanti capelli sono cresciuti e di quanto.  Se la quota di capelli in fase di crescita superiore a 0,3 millimetri al giorno supera l’80%, vuol dire che la terapia ha avuto effetto.